lunedì 5 marzo 2018

Il Cavolfiore: un prezioso “fiore” stagionale


 Il cavolfiore è un vegetale tipicamente invernale appartenente alla famiglia delle crucifere (o brassicacee), conosciuta per le sua capacità antiossidante e antitumorale.

[Evaluation of the antioxidant potential of cauliflower (Brassica oleracea) from a glucosinolate content perspective  Food Chemistry, Volume 132, Issue 2, 15 May 2012, Pages 1003-1009].

Ma in realtà le potenziali azioni funzionali del cavolfiore sono ben maggiori e la sua presenza sulla nostra tavola al momento giusto può essere un strumento rilevante per la ricerca del benessere attraverso la nutrizione.
Il cavolfiore è costituito per circa il  90 % di acqua, contiene elevate quantità di fosforo, potassio e rame nonché notevoli percentuali di Vitamina B1 e acido pantotenico,  presentando un basso contenuto in grassi, colesterolo e zuccheri.

 Contiene aminoacidi essenziali  come la valina, la metionina, la treonina e il triptofano, che insieme al contenuto di bromuri ne giustifica gli effetti sedativi. Per il suo elevato contenuto in Vitamina C è indicato quando si vogliono stimolare le capacità coagulanti dell’organismo così come nelle malattie da raffreddamento e nelle sindromi influenzali. [“Il potere farmacologico degli Alimenti, D.Arcari Morini, F. Aufiero, A. D’Eugenio”]

La ridotta percentuale di sodio la indicherà nei soggetti ipertesi e nefropatici ma anche nei soggetti che soffrono di mal di testa, in cui dovrà essere utilizzato lesso per poter esplicare efficacemente un’azione diuretica; e in dieta dimagrante potrà essere utilizzato per lo stesso motivo, bollito o crudo. Viene anche impiegato in soggetti con difficoltà digestive per la presenza di principi attivi cicatrizzanti ed antiinfiammatori.

Il discreto contenuto in calcio la renderà un vegetale prezioso n menopausa.
Può efficacemente essere utilizzata anche i soggetti con intolleranza ai glicidi per la ridotta quantità di zuccheri cha la contraddistingue e il ridotto indice glicemico (15) e carico glicemico.

Del resto un “blocco” di carboidrati derivati dal cavolfiore nella dieta a zona corrisponde a 330 grammi di alimento (quindi a una “porzione abbondante”). Può essere associato in un pasto ad una insalata mista quando si voglia sfruttare l’azione di un “doppio contorno”, in assenza di frutta o carboidrati semplici, per stabilizzare la glicemia e ridurre il senso di fame.

Ma una delle caratteristiche più tipiche del cavolfiore è la ricchezza di IODIO che stimolerà il metabolismo e che non si modifica molto se l’ alimento viene consumato crudo oppure bollito o ripassato. Ma quello che è più peculiare di questa brassicacea è la presenza contemporanea del BROMO (che ha proprietà sedative), per cui potrà essere utilizzato anche di sera senza disturbare il sonno, magari associato a un porzione di pasta (pasta al cavolfiore) qualora si volesse  sfruttare  questo effetto in soggetti insonni.

È pur vero che alcune persone mostrano una “intolleranza” verso il cavolfiore, soprattutto se consumato lesso con sviluppo di gonfiore addominale e difficoltà digestive. Ciò è probabilmente dovuto alla presenza di alcune componenti volatili e della quantità piuttosto elevata di fibre e cellulosa, la cui destrutturazione rappresenterà un problema in soggettivi con deficit di alcuni enzimi deputati a questa funzione.

Nel cavolfiore crudo sarà maggiormente presente la componente di stimolo metabolico del vegetale che lo indicherà nelle diete dimagranti, in caso di ipotiroidismo, oltre che per stimolare la vigilanza.

Nel cavolfiore lesso prevarrà l’azione diuretica per lo stimolo tiroideo (che accelera tutti gli organi fra cui il rene), a cui si aggiunge l’effetto del bromuro che agevolerà il rilassamento della muscolatura liscia e quindi la diuresi.
L’azione sedativa sarà amplificata nel cavolfiore ripassato (utilizzando scrupolosamente olio extravergine d’ oliva di buona qualità) in cui le note azione antidepressive dell’aglio si assoceranno a quelle sedative del cavolfiore. Per ragioni diverse (la quota di carboidrati e la presenza del triptofano della farina) preparando il cavolfiore in pastella  può essere sfruttata l’ azione sedativa del cavolfiore anche le pasto serale nelle persone insonni. Inoltre, con questa modalità di preparazione potrà essere appetibile anche a bambini ed anziani così come il cavolfiore fritto dorato, da utilizzare per esaltare con questa modalità di cottura l’azione di stimolo sulla funzione epato-biliare del vegetale. [F. Aufiero – M. Pentassuglia: Il ruolo nutrizionale e terapeutico degli alimenti, 2010].

Consumere quindi sistematicamente cavolfiori ci garantisce tutti questi benefici effetti ? Naturalmente non è così semplice per varie ragioni.
In linea generale è buona regola variare sempre l’ alimentazione dal momento che il nostro organismo ci richiede qualche giorno (si stimano 3-4 giorni) per metabolizzare completamente  un alimento e detossificarsi.

In particolare, un eccesso di consumo di cavolfiore (così come per le altre crucifere), è una nota condizione gozzigena  potendo stimolare abnormemente la produzione di TSH, inattivare l’ assorbimento dello iodio, nonché addirittura stimolare lo sviluppo della neoplasia tiroidea in casi estremi ma riportati in letteratura. [Cancer Causes Control. 2010 Aug;21(8):1183-92. Epub 2010 Apr 2.Role of dietary iodine and cruciferous vegetables in thyroid cancer: a countrywide case-control study in New Caledonia.Truong T, Baron-Dubourdieu D, Rougier Y, Guénel P].

Tutto ciò ci mostra come il beneficio funzionale di un alimento possa essere notevole quando introdotto in una alimentazione che tenga conto del potere nutrizionale di ciascun alimento ma anche della associazione degli alimenti fra loro, delle modalità di cottura e delle sequenze dei pasti. E anche per quanto riguarda la potenziale azione antiossidante è essenziale valutare l’interazione fra tutti gli alimenti costituenti il pasto. [Food-food interactions: Alteration of antioxidant capacity and their potential health impact by Wang, Sunan, Ph.D., UNIVERSITY OF GUELPH , 2011, 226 pages; NR79825].


L’ alimento, da questo punto di vista, è quindi prezioso come un variegato messaggero di informazioni che coinvolgono ormoni (leptina, insulina, TSH) e neurotrasmettitori (serotonina, sistema orto e para-simpatico) ma anche “sostanza” per la sua ricchezza in nutrienti (in questo caso  iodio, bromo, calcio, fibre, vitamina C e del gruppo B, etc.) preziosi per la funzionalità di molti organi e apparati, per cui sarebbe riduttivo ricondurlo semplicemente a quello di “molecola segnale”. Detto questo, non facciamo mancare questo prezioso fiore dalla nostra tavola.

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