sabato 14 luglio 2012

SKIN AGING


                                                                                                                     
Si potrebbe discutere a lungo sul fatto se sia opportuno oppure no preoccuparsi dell’ invecchiamento della pelle. Probabilmente ciascuno manterrebbe la sua convinzione iniziale.  Tuttavia, dal punto di vista scientifico qualche considerazione deve essere fatta.
È noto come l’ invecchiamento cutaneo venga classicamente definito come dipendente da fattori intrinseci (genetici, ormonali, nutrizionali, etc.) ed estrinseci (fotoaging, inquinamento, traumatismi, fumo di sigaretta, etc.).
Il punto è che molti di questi fattori intrinseci sono specchio visibile di alterazioni “interne” all’ organismo che possono condizionare l’ invecchiamento, lo sviluppo delle malattie age-dependent oltre che le capacità funzionali e il benessere dell’individuo.
Esistono cinque processi cellulari coinvolti principalmente nel danneggiamento del DNA e nell’ aging: stress ossidativo, infiammazione, glicazione, metilazione e riparazione del DNA. Questi processi cellulari, che tendono ad alimentarsi a vicenda in un perverso “pentagono dell’ invecchiamento”, sono alla base di patologie che coinvolgono molti organi e apparati, fra cui la pelle.
E’ noto come lo stress, o meglio il distress ossidativo, sia dovuto ad uno squilibrio nel bilancio tra sostanze pro-possidanti ed antiossidanti in favore delle prime potendo determinare un danno a livello di DNA, proteine e lipidi.. Le cause note sono molteplici e per quanto riguarda la pelle giocano un ruolo chiave i raggi UV e il fumo di sigaretta che
 I ROS (specie reattive del’ ossigeno) sono correlati allo sviluppo di molte malattie cronico degenerative age dependent, tra le quali qualcuna relativa alla pelle, condizionando fortemente il photoaging.
Non solo: la produzione di ROS è collegato ad un altro processo cellulare, l’ infiammazione cronica, nella quale la liberazione in eccesso di citochine pro-infiammatorie determina l’ aumento dei ROS, nel corso di un perverso circolo vizioso.
A livello cutaneo questo stato pro infiammatorio si esprime con la liberazione in eccesso di  IL 6, di TNF alfa e di NFKB, tutti in grado di condizionare negativamente il photo-aging.
Il terzo processo cellulare è la glicazione, che prevede la formazione di un legame tra molecole di zucchero e molecole proteiche dando origine a glicoproteine, che tendono a cross-linkarsi e quindi a favorire la rigidità dei tessuti. Inoltre, queste glicoproteine producano particolari tossine chiamate AGES (advanced glication endproducts), che si legano a dei recettori sulla superficie della cellula generando radicali liberi e promuovendo l’ infiammazione. Tenendo conto del fatto che il collagene è la proteina più rappresentata nell’organismo è evidente  come gli Ages prodotti dal collagene possono provocare effetti dannosi sulla pelle, anche perché tendono ad accumularsi con l’età e sono in grado di influenzare anche la formazione della matrice extracellulare con perdita di elasticità e lo sviluppo di rughe e lipodistrofia.
Gli ultimi due processi sono rappresentati dalla riparazione del DNA e dalla metilazione.
Il primo avviene per far fronte ai errori che normalmente si verificano durante la replicazione del DNA. Col tempo l’ abilità dell’ organismo nel riparare i danni a livello genico diminuisce, mentre l’ organismo è continuamente sottoposto a fattori intrinseci ed estrinseci di invecchiamento che possono danneggiarlo. Se la riparazione diventa meno efficiente il DNA si replica non correttamente e questo  favorisce l’ insorgenza delle malattie cronico degenerative ed un invecchiamento non di successo: questo meccanismo svolge un ruolo importante nel photo-aging.
L’ultimo processo, la  metilazione qualora alterata, viene sempre più tenuto in considerazione come fattore di rischio per le malattie cardiovascolari e neurodegenerative, esplica un ruolo meno significativo sulla pelle.
Oltre a questi processi cellulari esistono anche forze ambientali interne in grado di influenzare molto profondamente la nostra salute e la nostra longevità: gli ormoni. Con l’ invecchiamento si assiste ad un progressivo calo della maggior parte degli ormoni, ad una alterazione dei ritmi  e dei loro rapporti. La disarmonia ormonale condiziona in modo tutt’ altro che trascurabile lo skin aging.
La carenza di  ormone della crescita può favorire la comparsa di rughe profonde sulla fronte, sulle  palpebre inferiori, le guance cadenti, le rughe sul collo,  la pelle disidratata e sottile e una generale caduta del tono cutaneo.
Per il DHEA (deidroepiandrosterone), l’ ormone steroideo più rappresentato nell’ organismo, fra quelli che più calano con l’ età e tanto importante nella risposta ormonale allo stress, la parola d’ordine è la secchezza che si manifesta su pelle e capelli. Dal momento che è un ormone androgeno la sua carenza determinerà anche  ipotrofia muscolare e cellulite.
Per quanto riguarda il rapporto fra gli ormoni sessuali e pelle è nella nostra mente ben rappresentato il trofismo , il tono e la lucentezza che questi donano nell’ età giovanile.
Con l’ avvicinarsi della menopausa il calo di estrogeni può determinare nelle donne la comparsa delle rughe cosiddette “zampa di gallina” in zona peri-oculare, delle piccole rughe verticali intorno alla bocca e sulle guance; anche la capacità di guarigione delle ferite può peggiorare.
Il progesterone rafforza il tessuto connettivo ed è responsabile del rimodellamento del collagene
Il testosterone, sia nell’ uomo che nella donna è determinante per trofismo e il tono cutaneo: una sua carenza favorisce la comparsa di piccole rughe al volto e della cellulite.
Infine è noto come la melatonina oltre ad essere il grande sincronizzatore di tutti i ritmi biologici ormonali e non, svolge un importante funzione di stimolo del circuito TH1 e come sia un antiossidante estremamente potente .
Per quanto riguarda  la pelle la melatonina agisce sul fotoinvecchiamento attraverso la sua azione come antiossidante, modulando l’attività del TNF e dell’ alfa-MSH e quindi prevenendo l’insorgenza delle macchie cutanee, regolando il  sistema immunitario TH1 ed essendo in grado di aumentare la resistenza ai raggi UV.
Un adeguato inquadramento diagnostico che sia in grado di evidenziare la vulnerabilità individuale allo skin aging risulta quindi parte integrate di una strategia globale di prevenzione e volta al mantenimento del benessere.