venerdì 9 dicembre 2011

Andropausa e Disfunzione Erettile: si può fare qualche cosa ?


Anche la vita dell’ uomo, come quella della donna viene scandita da fasi e quella che viene conosciuta come andropausa è una delle più importanti dal punto di vista clinico. In realtà, non solo sotto il profilo semantico ma anche da quello sostanziale, il termine di andropausa non è  propriamente corretto.
Nel caso del maschio non si verifica infatti una sospensione completa e drammatica della produzione  ormonale, come nella femmina, né esiste un “gradino” (come quello che caratterizza il climaterio femminile), perché il deficit androgenico è lento, progressivo e soprattutto molto variabile da soggetto a soggetto.
Del resto, la comunità scientifica al momento non è ancora all’ unisono nel definire questa condizione clinica e sulle varie riviste scientifiche fioccano svariati acronimi.
Fra questi, sembra essere particolarmente azzeccato quello di P.A.D.A.M (Partial Androgen Deficienty of Aging Male), ad indicare una deficienza parziale non solo di testosterone di origine gonadica ma anche di androgeni di origine surrenalica, con ripercussioni sul piano clinico.
Se la teoria dell’ endocrino-senescenza  che identifica nel calo con l’età della maggior parte degli ormoni come la causa di molte patologie age-dependent è una delle più accreditate, la diminuzione dei livelli di testosterone libero nel maschio è una di quelle ad insorgenza più precoce e che provoca conseguenze sia fisiche e che psicologiche rilevanti.
Si rammenta come livelli di testosterone ottimali siano essenziali non solo per mantenere una soddisfacente funzione erettile ma anche per la funzionalità dell’apparato cardiovascolare, del sistema immunitario, del sistema nervoso e contribuiscono a regolare la sensibilità insulinica, il metabolismo degli acidi grassi, a favorire il trofismo osseo, muscolare, cutaneo e a molto altro ancora.
In natura esistono sostanze con azioni favorenti il mantenimento di adeguati livelli di testosterone e fra queste il Tribulus terrestris è probabilmente quella più studiata e quella per cui esistono dati, sia aneddotici che esperienziali, decisamente incoraggianti anche nell’ uomo.
E’ utile poi contrastare la conversione del testosterone in estrogeni (aromatizzazione) che di per sé tende ad aumentare con l’ età: è osservazione comune che col tempo gli uomini tendono a “femminilizzarsi” nei caratteri somatici (ginecomastia, tratti del viso, ecc.) e  in quelli psichici (perdita di autostima e di fermezza, ansia immotivata, ecc.).
Accanto alla aumentata conversione in estrogeni descritta, con l’ aging si verifica poi un aumento dell’ SHBG (sex hormon binding glubulin) che determina una diminuzione della quota libera ed utilizzabile di testosterone e questo si somma alla situazione precedente nel determinare nel maschio che invecchia una svantaggiosa predominanza relativa degli estrogeni sul testosterone.
Anche in questo caso l’ intervento sullo stile di vita gioca un ruolo chiave dal momento che il processo di aromatizzazione prima descritto è favorito dall’ uso/abuso di alcol, dal consumo di bevande contenenti caffeina e dall’ accumulo di grasso viscerale (addominale), tutti fattori questi che devono quindi essere contenuti adeguatamente.
Detto questo è utile sottolineare come per affrontare questa delicata fase della vita maschile sia necessario inserire il nutraceutico in un contesto di vita “sano” che contempli una nutrizione ricca in sostanze antiossidanti e favorente la sintesi di androgeni, che preveda l’ abolizione di “eccessi” e la gestione dello stress, lo svolgimento di una specifica attività fisica e l’ esecuzione di una vita sessuale regolare.
Articolo del Dott. Claudio Tomella Pubblicato sul sito nutraceutico.it