La mia risposta alla domanda
deriva dalla convinzione che gli slogan in medicina diventano delle trappole,
nel senso che possono minimizzare o enfatizzare eccessivamente un’informazione
che ha la pretesa di essere scientifica.
Ma per parlare dell’ irisina ci si
può rifare all’ articolo da me pubblicato nel 2009 e presente nelle news:” Non
chiamiamolo solo grasso”.
Da tempo, quindi, è stato dimostrato
dal gruppo del Prof. Cinti la possibilità di trasformazione degli adipociti
bianchi in adipociti bruni (e viceversa), attraverso lo stimolo termico del freddo (nel
primo caso) con un processo chiamato di tranfdifferenziazione.
Dal punto di vista scientifico
questa fu una notizia che aveva del sensazionale dal momento che si ammetteva
la possibilità che una cellula matura adulta si potesse “trasformare” in
un'altra cellula adulta. Gli studi che hanno condotto Shinya Yamanaka e JohnGurdon a conseguire il premio nobel per la medicina nel 2012, peraltro, ci rassicurano sulla possibile validità di un’
ipotesi come questa. Ma la vera novità deriva dal fatto che nel 2012 è stata
dimostrata l’ esistenza di una miochina,
che è stata chiamata irisina, che
favorisce questa transdifferenziazione.
L’ irisina è un ormone stimolato
dall’ esercizio fisico e la sua scoperta
apre nuovi scenari nello studio e nella cura dell’ obesità.
Pertanto, fuori luogo ed
eccessivamente semplicistica appare le classificazione che distingue il tessuto
adiposo bianco come cattivo e quello bruno come buono.
In realtà i bias (gli errori
sistematici) sono almeno due.
Uno è semplicemente semantico:
per consuetudine e sulla base di un retaggio storico gli adipociti vengono
distinti in bianchi e bruni. In realtà le differenze morfologiche e funzionali
sono così grandi che magari sarebbe stato più opportuno chiamarli in due modi
diversi, per esempio adipociti bianchi i primi (per gli evidenti vacuoli di
grasso che spostano il nucleo alla periferia) e in mitocondriociti i secondi
per la dominanza dei mitocondri .
Il secondo bias deriva dalla
stessa definizione di tessuto adiposo, proprio perché anche le riflessioni sulla
transfdifferenziazione e sulla localizzazione delle cellule nell’ organismo
adulto ci ricordano come probabilmente sia più corretto parlare di sistema adiposo(analogamente al sistema
immunitario e quello nervoso) che non di tessuto.
Può essere utile segnalare come,
sperimentalmente, si è osservato che i topi che hanno una prolattina bassa
mostrano un’ ottima sensibilità all’ irisina e noi sappiamo come i pazienti che
sono affetti da sindrome metabolica hanno livelli elevati di quest’ ormonae
(PRL).
E per quanto riguarda il legame
tra attività fisica e adipociti bruni
può essere utile ricordare l’importanza di quelli localizzati nel muscolo. L’ attività
fisica determina in questo distretto vasodilatazione e migliora l’ insulino-sensibilità,
potendo anche attraverso questo meccanismo favorire il dimagramento.
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